lunedì 30 aprile 2012

La bandiera dei coscritti

Oggi voglio proporvi questa bandiera dei coscritti della classe 1946 (forse l'unica che si è conservata), dipinta da Pietro Amalberti (Galli).

La bandiera dei coscritti della classe 1946

La bandiera dei coscritti della classe 1928

Il vessillo non poteva mancare nelle sciarate dei coscritti, spesso era fatta in modo artigianale usando un vecchio lenzuolo e una canna come asta.

Giuseppe Anfosso (Ninò), classe 1923

Ugo Conte (de Tumeta) e Domenico Taggiasco, classe 1926

Feste, ubriacature e spesso le prime esperienze sessuali con le prostitute di città erano generalmente considerate come un fondamentale momento di passaggio verso l'età adulta.

Coscritti di Soldano, classe 1928

La baldoria dei coscritti chiamati alla visita di leva è una tradizione ormai persa, allora bastava poco per fare festa, oltre alla bandiera avevano sempre fiaschi e bottiglie di buon vino Rossese, la pentola con il coniglio e qualche strumento musicale per fare un po' di baccano.

Coscritti di Soldano, classe 1928

QUI, potete ascoltare le voci e le canzoni dei coscritti di Soldano della classe 1946 (dal sito Soudan-Soldano).

lunedì 23 aprile 2012

Come eravamo - L'acqua

Oggi siamo abituati ad avere l'acqua in casa, basta aprire il rubinetto e c'è tutta l'acqua che vogliamo, ma non è stato sempre così. L'acqua corrente nelle nostre case è arrivata solo nell'ultimo dopoguerra, prima per avere l'acqua necessaria per bere, cucinare e lavare bisognava recarsi presso le fontane (o sorgenti) e portare l'acqua a casa con secchi, brocche ecc., questo lavoro, generalmente, veniva svolto dalle donne.

Soldano, Piazza Vecchia - A destra donna col secchio dell'acqua in testa

L'approvvigionamento di acqua per il paese avveniva grazie alla fontana (sorgente) che sgorgava in località detta Funtaneta, già segnata sulla pianta disegnata da Matteo Vinzoni nel 1759.

Matteo Vinzoni 1759 - Sotto la scritta Soldano è segnata la Fontana (a Funtaneta)

Lì, oltre alla sorgente, c'era un pozzo chiuso presso il quale la gente andava ad approvvigionarsi, poi una condotta portava l'acqua al centro del paese in località Fontana, alla confluenza di via Cima con via San Mauro, sulla nicchia della fontana si può ancora leggere la data 1798.

Nicchia della fontana alla cui sommità si legge la data 1798

Ma non erano le uniche fonti a cui attingere l'acqua, lungo il torrente vi erano parecchi pozzi (giri) che andando fin sotto il livello del torrente avevano acqua tutto l'anno, per prendere l'acqua dal profondo del giru c'erano le pompe a mano, ce n'era una anche in piazza Vecchia, il pozzo da cui attingeva l'acqua questa pompa era stato chiuso; dal 2006, dopo il rifacimento della piazza, è nuovamente visibile e per motivi di sicurezza è stato chiuso con un vetro. Negli orti lungo il torrente i pozzi erano più larghi e l'acqua era attinta tramite la noria, un meccanismo con i tipici secchi (buyuréti) che scendevano nel pozzo e risalendo portavano su l'acqua. Per far girare il meccanismo generalmente si usava un asino al quale venivano bendati gli occhi onde evitare che gli girasse la testa.

Pozzo con noria

Non è difficile capire che dovendo portare l'acqua a casa con il secchio ne veniva usavata poca, soprattutto per lavare/lavarsi e soprattutto d'inverno quando l'acqua era fredda e le case non erano riscaldate (a parte la cucina), erano tempi diversi e la gente era abituata agli odori naturali, inoltre quasi tutti avevano la stalla sotto l'abitazione, dove tenevano il mulo (l'auto di una volta) e i conigli e non era raro che, quando le giornate erano corte e faceva freddo, si facesse la veglia nella stalla per stare al caldo naturale.

Giulietta lava nel torrente

A Soldano non c'erano lavatoi pubblici e la gente lavava i panni nel torrente, soprattutto le lenzuola che avevano bisogno di molta acqua per essere risciacquate. Il bucato grosso (a bügà) si faceva poche volte all'anno, generalmente nella bella stagione, allora si facevano bollire i panni con la lisciva (lescia) fatta con la cenere, l'operazione era complessa e durava più giorni, alla fine si andava a risciacquare tutto nell'acqua corrente del torrente.

lunedì 16 aprile 2012

Prima e dopo - 1. Dal cielo

Con questo post inizia la serie prima e dopo, cioè il confronto tra  alcune immagini storiche con immagini attuali, per mostrare come sia cambiato il paese nel tempo.
La prima immagine propone un confronto tra un pianta disegnata dal cartografo Matteo Vinzoni nel 1759 e una foto aerea del 2004 presa da Google Maps.

Matteo Vinzoni 1759 - Google Maps 2004

Come si può vedere, nonostante i mezzi a disposizione del cartografo non fossero neanche lontanamente comparabili con quelli attuali (soprattutto non c'era la possibilità di vedere il territorio dall'alto), la carta del 1759 risulta molto precisa.
Ma come si facevano i rilievi per disegnare le carte nel '700?
Per prima cosa il cartografo si recava sul posto e cominciava a fare una serie di ricognizioni accompagnato da uno o due indicanti.

Il cartografo (col compasso in mano) con gli indicanti.

Gli indicanti erano persone del posto che conoscevano bene il territorio e indicavano al cartografo i toponimi locali, i nomi dei proprietari dei terreni, i loro confini ecc.
Il cartografo prendeva appunti, poi misurava distanze, angoli e tutto quanto poteva essere necessario per disegnare la carta e lo scriveva su dei brogliacci.

Matteo Vinzoni - Brogliaccio di un rilievo in aperta campagna

Matteo Vinzoni - Brogliaccio di un rilievo di un centro abitato

Poi dopo aver preso tutti i dati e fatto una serie di schizzi sul campo, cominciava a disegnare una prima copia, che man mano perfezionava, e poi dopo alcune copie intermedie arrivava a disegnare la bella copia, come quella che possiamo vedere a fianco della foto aerea.

lunedì 9 aprile 2012

Pasquetta

Il lunedì dell'Angelo (comunemente chiamato Pasquetta) generalmente si trascorre insieme con parenti o amici per la classica gita "fuori porta". Se c'è il sole non può mancare il pic-nic sui prati o nei boschi, che si spera siano raggiunti a piedi dopo una sana camminata!
Ogni paese ha un posto particolare dove trascorrere la Pasquetta. A Ventimiglia, ad esempio, è tradizione andare al Santuario rupestre intitolato alla Madonna delle Virtù

Pasquetta 1951 - Ragazze di Soldano alla Madonna delle Virtù di Ventimiglia

A Soldano si fa il pic-nic nell'uliveto che si trova nei pressi del santuario della Madonna del Carmine

Pasquetta 1979 - Giovani di Soldano alla Madonna del Carmine

Mentre a Genova si va verso i forti che circondano la città.
Io a volte passo la Pasquetta a Soldano, altre volte a Genova, quando sono a Genova mi piace andare (a piedi!) al forte Diamante

Il forte Diamante visto dal forte Fratello Minore

Il Forte Diamante è la postazione che si trova più a nord tra le mura di Genova, si può raggiungere solo a piedi ed è una bella scarpinata, ma poi da lassù si gode un panorama incomparabile.

Verso il forte Diamante

E voi dove andate a Pasquetta?

martedì 3 aprile 2012

Proverbi e modi di dire - Pasqua

Oggi pubblichiamo il primo di una serie di post dedicati ai Proverbi e modi dire di Soldano. Saranno post "tematici" legati a particolari argomenti (ad esempio agricoltura, metereologia, supestizioni ecc.) o periodi dell'anno (ricorrenze, festività ecc.). Dato che questa è la Settimana Santa non potevamo che iniziare con quelli dedicati alla Pasqua.

Candu Pasca e San Marcu i fan mesciüra, tütu u mundu trebüla
Quando Pasqua e San Marco (25 aprile) si mischiano, tutto il mondo soffre

Era diceria che fosse un anno triste quello in cui le due festività coincidevano

Natale au sù, Pasca au fögu oppure Natale au fögu, Pasca au sù
Natale al sole, Pasqua accanto al focolare [e viceversa]

Natale au barcùn, Pasca au tisùn
Natale alla finestra e Pasqua davanti a un tizzone [focolare]

Come a dire: Se a Natale il tempo è bello, a Pasqua sarà brutto e viceversa.

Nelle settimane che precedono la Pasqua nei prati e nelle campagne fioriscono le becìciure (Muscari racemosum)


E noi bambini facevano un indovinello: prendevamo in mano una becìciura e strofinandola fra le dita, schiacciandola delicatamente, le chiedevamo:

- beciciura candu l’è Pasca?
  beciciura quando è Pasqua?

e lei rispondeva, o almeno, dallo sfrigolio che facevano i fiori strofinati dalle dita, sembrava rispondesse:

- u Venerdì Santu tu saveròn dì oppure u l’indeman du Sabu Santu
  il Venerdì Santo te lo saprò dire  oppure  il giorno dopo il Sabato Santo

La risposta era volutamente "indefinita" in quanto il giorno della Pasqua, a differenza di altre festività, varia di anno in anno. Naturalmente le beciciure non dicevano niente ma, la nostra fanstasia di bambini, trasformava quello sfrigolio in parole che sembravano dirci quando sarebbe arrivata Pasqua.